Venezia – Monumento Nazionale a Daniele Manin

Per celebrare degnamente il grande patriota Daniele Manin (Venezia 1804 – Parigi 1857), eletto a simbolo della resistenza veneziana del 1848, la municipalità ritenne già nel 1866 di erigere un solenne monumento in suo onore.

Venne bandito un concorso per la scelta del progetto migliore, aperto a cittadini italiani e stranieri, che onorasse “per mezzo di una statua situata su un piedestallo ornato di bassorilievi o di altre ornamentazioni, il grande cittadino in piedi nel suo costume abituale”

La prima scelta cadde su Vincenzo Vela (1820-1891), scalpellino ticinese, distintosi per il suo impegno di combattente nelle Cinque Giornate di Milano e autore di numerosi monumenti, ma a seguito di numerose critiche decise di rinunciarvi, facendo ricadere la scelta su Luigi Borro, artista accademico, che si era distinto nell’ambito dell’eclettismo lagunare per il recupero di un classicismo di stampo lombardesco.  Borro firmò il contratto per il monumento a Manin il 17 settembre 1872, impegnandosi a compiere il lavoro entro quattro anni. L’opera, consegnata con largo anticipo rispetto ai termini contrattuali, fu inaugurata il 22 marzo 1875.

Una recinzione costituita da una serie di colonnine lapidee, collegate da barre e catene di ferro, definisce l’area quadrata lastricata in trachite, al cui centro si erge il monumento a Daniele Manin, composto da una struttura architettonica lapidea e da sculture bronzee. L’opera si compone di un basamento quadrato, ai cui angoli stanno blocchi quadrati sorreggenti quattro mine metalliche sferiche, sul quale poggiano tre gradini con un alto piedistallo, tutto in granito. I lati del piedestallo sono uguali, delimitati in alto e in basso da un’elegante cornice, dove su quella si legge il nome MANIN.

Due sculture in bronzo completano il monumento: un leone, che siede sui gradini, con le grandi ali spalancate e, sovrastante, la statua di Daniele Manin.

La figura è rappresentata in piedi, appoggiata sul piede sinistro, vestita con pantaloni lunghi e pastrano aperto sulla finanziera, abbottonata in modo da lasciare visibile il bordo del panciotto e lo sparato la camicia. La fascia di presidente del Governo di Venezia, tesa tra la spalla destra e il fianco sinistro, sottolinea il busto massiccio. Il braccio destro è piegato e la mano nascosta nell’abito; il braccio sinistro è disteso e la mano stringe un rotolo.

Così la figura di Daniele Manin (il calco della quale si conserva tuttora al Museo Correr di Venezia), posta in forma piramidale a chiudere il profilo del monumento, ritta e salda, simboleggia il carattere morale dell’eroe, integro e costante nel perseguire lo scopo, sereno e coraggioso nell’affrontare i pericoli, con la mano infilata nell’abito, con il gesto risoluto e imperativo dell’uomo di comando, mentre nell’altra mano regge la carta con il Decreto dell’Assemblea Veneziana che nel 1849 annunciava all’Europa la resistenza “ad ogni costo” all’assedio dell’esercito tedesco.

Il monumento fu posto in Campo Manin, la piazza su cui sorge la casa in cui Manin abitò, e verso la quale è rivolta la statua.

STATO DI CONSERVAZIONE

Nel complesso il monumento versa in mediocre stato conservativo.

La pavimentazione in trachite e le colonnine presentano alcune fratture, con ossidazione di perni e diversi distacchi.

Il materiale lapideo (granito) costituente la struttura del monumento, è generalmente interessato da depositi incoerenti e coerenti, da alterazioni cromatiche dovute al dilavamento, alle colature causate da ossidazione degli elementi bronzei e da patine biologiche.

L’intervento di restauro per la parte lapidea in granito prevedeva la spolveratura e ripetuti lavaggi delle superfici per la rimozione dei depositi superficiali e il guano.

Le operazioni si completeranno con la stesura di un protettivo e nella parte basamentale di un film anti-graffiti.

La parte bronzea presentava ossidazioni in tutte le parti della scultura.  Sono effettuate rimozioni meccaniche dei depositi coerenti ed incoerenti e ripristinare eventuali fessurazioni.

Durante l’esecuzione degli interventi previsti sulle parti bronzee, gli elementi lapidei sottostanti, sono stati protetti con teli di naylon.

INTERVENTO DI RESTAURO

Elementi lapidei

Le prime operazioni di restauro hanno riguardato la pavimentazione e colonnine in trachite.  E’ stata ripristinata la planarità della pavimentazione in porfido mediante rimozione dei blocchi dissestati e ripristino del sottofondo con riporto e costipamento di sabbia a granulometria di media grandezza.

Le parti fratturate e decoese sono state fissate con un collante epossidico e barre in acciaio inox ad aderenza migliorata, e la stuccatura delle lesioni e l’integrazione delle mancanze di ridotta entità è stata effettuata mediante l’utilizzo di impasti pigmentati a base di calce idraulica e inerti di diversa granulometria.

Le ripetute applicazioni di carbonato di ammonio in soluzione ha reso possibile l’eliminazione dei depositi superficiali di tipo carbonioso presenti negli elementi lapidei, seguito da lavaggi con acqua demineralizzata e spazzolatura con spazzole di saggina e nylon.

Il consolidamento strutturale delle colonnine in trachite è stato eseguito mediante la rimozione e l’incollaggio, in giusta sede, delle parti lapidee in fase di distacco e la cucitura delle lesioni passanti è stata effettuata con resina bi-componente di tipo epossidico, seguito dall’inserimento di perni in acciaio inox ad aderenza migliorata a sezione variabile.

Le lesioni e le mancanze presenti sono state ripristinate con l’utilizzo di impasti pigmentati, a base di calce idraulica e inerti di diversa granulometria.

Le operazioni di restauro effettuate sul basamento in granito hanno avuto inizio con la rimozione delle stuccature cementizie presenti in parte nei giunti e nelle aree soggette a lesioni e distacchi, seguite dalla rimozione e l’incollaggio in giusta sede delle parti lapidee in fase di distacco, eseguita mediante la resina bi-componente di tipo epossidico, mentre la stuccatura dei giunti e delle lesioni e le integrazioni delle mancanze di ridotta entità è stata effettuata mediante l’utilizzo di impasti pigmentati a base di calce idraulica e inerti di diversa granulometria.

La rimozione delle iscrizioni di varia natura e delle tracce di silicone è stata effettuata con l’applicazione, anche a impacco, di idonei prodotti ad azione solvente: nello specifico sono state utilizzate miscele di acetone e acqua e sverniciatori all’acqua.

La pulitura dell’intera superficie in granito è stata eseguita mediante lavaggi con acqua demineralizzata utilizzando un prodotto tensioattivo ad azione disinfettante e l’applicazione di impacchi localizzati, per le aree soggette a depositi coerenti di tipo carbonioso, con soluzioni basiche di carbonato di ammonio, supportate con sepiolite.

Il trattamento protettivo dell’intera superficie è stata realizzata mediante l’applicazione di cera microcristallina stesa a pennello in seguito sono stati rimossi gli eccessi di prodotto e seguita la lucidatura con panno di fibra naturale.

Per quanto attiene le sculture in bronzo e il leone alato, è stata eseguita la protezione delle aree lapidee sottostanti e adiacenti alle sculture bronzee mediante rivestimento con fogli di polietilene fissati e sigillati nei bordi di giunzione con nastro idrorepellente a tenuta stagna.

Come prima lavorazione sulle superfici bronzee, è stata effettuata una spolveratura superficiale delle sculture con pennelli in setola morbida, seguita dalla rimozione degli accumuli di detriti presenti nelle aree maggiormente protette dal dilavamento mediante l’utilizzo di spatole e aspiratore d’aria.

Le superfici bronzee sono state lavate, in seguito, con acqua demineralizzata erogata a bassa pressione e con spruzzatori azionati manualmente.

I cicli di lavaggio, coadiuvati da una lieve ma costante azione meccanica esercitata sulla superficie con spazzolini in fibra di nylon e finalizzati alla rimozione dei sali solubili generati dal processo di ossidazione della lega metallica, sono stati protratti sino al conseguimento dei valori di conducibilità delle acque di lavaggio ritenuti ottimali.

Localmente, prevalentemente in corrispondenza delle maggiori concentrazioni di incrostazione anche di natura carboniosa, è stata eseguita la rimozione dei sali solubili mediante applicazioni a impacco di acqua demineralizzata supportato con polpa di carta, con conseguente azione emolliente dello strato di deposito maggiormente coerente.

La pulitura superficiale di tipo meccanico è stata eseguita prevalentemente con l’utilizzo del bisturi e in parte con spazzolini rotanti in filo metallico azionati da micromotore. Tale operazione è risultata particolarmente complessa e delicata in quanto finalizzata alla sola rimozione delle incrostazioni e dei composti di innesco dei processi di corrosione, recuperando e mantenendo perfettamente integra la “patina stabile” che oltre a garantire una efficace azione protettiva della lega, conferisce all’opera valore storico e ne accresce la valenza estetica.

Il trattamento di stabilizzazione dei fenomeni di corrosione è stato eseguito mediante applicazione a pennello di benzotriazolo in alcool etilico; Questo trattamento, avvenuto in più fasi applicative, è stato seguito da una accurata spazzolatura  al fine di rimuovere in superficie i depositi dei residui di prodotto.

Il trattamento protettivo delle superfici in bronzo è stato eseguito mediante applicazione a pennello di due mani di prodotto acrilico in solvente.  L’applicazione del protettivo è stata eseguita su una superficie perfettamente asciutta evitando, l’irraggiamento solare diretto.

Le catene e le aste della recinzione sono state trattate con un lavaggio e disidratazione con solventi organici, seguito dalla spazzolatura superficiale con spazzolini in filo metallico e l’applicazione a pennello di un prodotto inibitore al processo di ossidazione ad alta penetrazione a base di olio, realizzando una stesura di due mani di protettivo con effetto opacizzante a base acrilica

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