Durante la vita di un investitore, molto probabilmente capiterà che un’operazione finanziarie non vada come sperato e, invece di creare plusvalenze, generi una minusvalenza. In questo caso, il Fisco italiano dà la possibilità di arginare parzialmente i danni, recuperandole.
Cosa sono le minusvalenze: definizione e significato
Le minusvalenze (così come le plusvalenze), sono delle componenti straordinarie di reddito che si generano nel momento in cui avviene la cessazione di uno strumento finanziario. Nello specifico, si genera una minusvalenza nel momento in cui questo strumento finanziario viene venduto a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto. Benché di fatto la minusvalenza sia una perdita, ci sono dei modi in cui è possibile ridurre i danni recuperando l’importo perduto.

Gli strumenti finanziari per recuperare le minusvalenze
Il sistema fiscale italiano prevede la possibilità di recuperare le minusvalenze tramite dei meccanismi di compensazione con i redditi ricavati da altri strumenti finanziari. Questo credito fiscale si può recuperare tramite compensazione nello stesso anno o nei quattro anni successivi. Infatti, mentre con la generazione di una plusvalenza la banca applicherà direttamente la tassazione, con la minusvalenza la somma della stessa verrà accantonata in un cosiddetto “zainetto fiscale” che si ridurrà o verrà compensato totalmente con i guadagni futuri.
Bisogna specificare che non tutti i prodotti finanziari permettono di recuperare le minusvalenze. Il Fisco italiano, a tal proposito, distingue gli strumenti finanziari che generano “redditi da capitale” o “redditi diversi”.
- Prodotti finanziari che generano “redditi di capitale”: ETF, dividendi azionari, cedole obbligazionarie e fondi comuni di investimento;
- Prodotti finanziari che generano “redditi diversi”: Certificates, obbligazioni e zioni, ETC e i Derivati (opzioni e futures)
Per quanto riguarda le plusvalenze da redditi di capitale, il Fisco italiano tassa l’importo prima di andare a compensare la minusvalenza presente nello zainetto fiscale. Invece il guadagno assimilato a reddito diverso verrà prima compensato e l’applicazione delle tasse avverrà solo sulla differenza.
Questa tassazione differente fa capire come sia ottimale provvedere alla diversificazione del portafoglio di investimento. Inoltre, bisogna anche considerare se il regime in cui si opera è amministrativo o dichiarativo.
Il regime amministrativo è quello applicato dalle banche di default quando si apre un conto corrente. Questo regime è comodo per il cliente in quanto è la banca stessa a occuparsi del conteggio e del pagamento delle tasse direttamente al Fisco. Questo regime dà meno flessibilità in fatto di compensazione di guadagni e perdite e pone ulteriori limiti come il rispetto di alcune tempistiche e l’impossibilità di compensare guadagni e perdite provenienti da banche diverse.
Con il regime dichiarativo, la banca provvede ad accreditare il guadagno lordo ed è il cliente stesso che deve provvedere al conteggio e al pagamento delle tasse (che è pari al 26% come per il regime amministrativo). Anche se porta ulteriori incombenze, dona maggiore flessibilità in quanto è possibile pagare le tasse una volta l’anno (mentre con quello amministrativo vengono liquidate alla chiusura dell’operazione). Un altro vantaggio è la possibilità di compensare minusvalenze e plusvalenza provenienti da differenti istituti di credito.
La scelta del regime dovrà essere effettuata in base alle circostanze e alle necessità di ogni cliente.
Come recuperare le minusvalenze da titoli e fondi in scadenza
Se abbiamo dei titoli o dei fondi in scadenza dai quali dobbiamo recuperare le minusvalenze, può essere efficace rimandarne la scadenza tramite l’acquisto di un certificato d’investimento con maxi cedola. Queste cedole (chiamate anche Maxicoupon), permettono di incassare l’intero ammontare della minusvalenza, deducendo l’importo della stessa dal totale della cedola. Per chiarire la questione possiamo fare il seguente esempio:
Abbiamo Euro 5.000,00 di minusvalenza con scadenza a fine anno e acquistiamo una maxi cedola di Euro 25.000 nominali. Da questo importo deduciamo la minusvalenza in scadenza e ovviamente il Maxicoupon avrà un valore del 20% in meno rispetto all’importo iniziale.
Facendo questo, avremo la possibilità di non perdere l’opportunità di compensare la minusvalenza (che scade a fine anno). Inoltre, come menzionato prima, i redditi derivanti da certificates sono catalogati come “redditi diversi” e pertanto vengono interamente compensati con l’importo della minusvalenza.
Cosa fare con le minusvalenze in scadenza
Il metodo menzionato nel paragrafo precedente può essere molto efficace per far fronte alle minusvalenze in scadenza. Bisogna però ricordarsi che le banche possono applicare un trattamento fiscale differente sui coupon dei certificates. Infatti, alcuni istituti di credito permettono di compensare in maniera immediata le minusvalenze dello zainetto fiscale mentre altri preferiscono diminuire il valore di carico del Certificate per un importo pari alla cedola incassata.
Di fatto, quindi, la minusvalenza viene compensata solo alla scadenza del cerificate stesso o qualora si decidesse di venderlo. Nell’acquisto dei certificates bisogna ricordarsi che questi strumenti finanziari sono davvero complessi e prestare attenzione durante la sottoscrizione. Inoltre, un altro consiglio che può sembrare scontato ma è davvero importante, è quello di prepararsi per tempo elaborando una strategia per recuperare le minusvalenze prima della loro effettiva scadenza.