Nel momento in cui un richiedente, desideroso di ottenere liquidità extra per finanziarsi un progetto, per coronare un sogno o per fronteggiare un imprevisto, richiede un prestito a una banca o a una finanziaria, tra gli indicatori più utili da tenere in considerazione vi è di certo il merito creditizio. Di che cosa si tratta? Praticamente, il merito creditizio, noto anche come credit score, è un parametro volto a misurare l’effettiva affidabilità del richiedente.
Merito creditizio: qual è la sua logica di funzionamento
Il merito creditizio prevede che chi richiede un prestito di qualsiasi natura sia in grado di possedere entrate certe, sinonimo di garanzia. Di fatto, chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato presso un ente statale o un ministero, avrà maggiori garanzie di un lavoratore atipico con un contratto precario. Stesso discorso per ciò che concerne il patrimonio finanziario: maggiore consistenza economica è sinonimica di maggiori garanzie.

Come viene calcolato il merito creditizio
La regolazione del merito creditizio viene effettuata tenendo conto del piano normativo e del decreto legislativo 141/2010 nella Riforma del Credito a Consumo. Compito dell’istituto di credito è pertanto quello di controllare il merito creditizio dei richiedenti di un prestito. In questo modo, coloro che hanno un basso credit score non possono accedere alla liquidità extra richiesta e la banca o la finanziaria di turno non si espongono a pericolosi rischi di insolvenza.
Ogni cliente, di fatto, ha un merito creditizio. Il calcolo avviene mediante un’apposita graduatoria. Tre sono in sintesi i parametri che banche, finanziarie e altri istituti di credito tendono a considerare: il primo riguarda i flussi di reddito del richiedente, vale a dire si prende in esame la movimentazione di denaro, ossia il rapporto fra le entrate e le uscite.
Il secondo ha a che fare con l’indebitamento del richiedente: più debiti il soggetto deve fronteggiare, tanto meno ci sono probabilità di ottenere il prestito desiderato; infine, il terzo è strettamente connesso alla solubilità rispetto ai debiti maturati in precedenza. Protestati e cattivi pagatori possono essere penalizzati nel momento in cui devono accedere a un finanziamento. Tuttavia, se hanno i requisiti giusti, vale a dire entrate certe date dalla busta paga e dal contratto a tempo indeterminato o ancora da una pensione superiore alla minima in termini di importo, gli istituti finanziari si dimostrano spesso indulgenti, in quanto le trattenute avvengono in automatico e non ci sono poi molte probabilità di andare incontro a insolvenza.
Rating nel merito creditizio
Come anticipato, il rating attinente al merito creditizio è incentrato su una specifica classifica dove viene inquadrato il richiedente di un prestito, di un qualsiasi finanziamento o di un mutuo. La valutazione, espressa in lettere, ha nella tripla A (AAA) la migliore valutazione possibile, vale a dire elevata sicurezza, e nella C, invece, la peggiore possibile, cioè rischio molto elevato. I livelli della scala in oggetto prevedono la doppia A (AA) come sicurezza, la A come solvibilità ampia, la tripla B (BBB) come solvibilità, la doppia B (BB) come vulnerabilità, la B come vulnerabilità elevata, la tripla C (CCC) come rischio, la doppia C (CC) come rischio elevato.
Merito creditizio: una tutela per consumatori e banche
Il fine primario del merito creditizio consiste nel ridurre al minimo scenari inerenti ai crediti deteriorati. Così facendo, viene di fatto tutelata l’integrità economica dell’intero sistema creditizio.