Tutti hanno sentito parlare di Giuseppe Garibaldi e non solo in Italia. Non a caso è così famoso da essere stato soprannominato l’eroe dei due mondi. Su di lui e sulle sue imprese, sui suoi compagni d’armi e sui suoi amori si sono spesi fiumi di inchiostro. Nella visione pro-Risorgimentale se ne narrano solo le imprese. Come in ogni avvenimento storico, però, ci possono essere delle zone di ombra che solo le ricerche storiografiche più accurate e meno sentimentali sono in grado di scoprire. Ovviamente la formazione del regno di Italia, che molto si deve alle imprese garibaldine, ha portato dietro di sè anche tanta violenza e tanta ingiustizia.Tuttavia, Garibaldi è l’emblema del coraggioso uomo che pone innanzi a sè i propri ideali, dimentico dei rischi e dei propri egoismi.
Giuseppe Maria Garibaldi nacque a Nizza nel 1807, che per ironia della sorte diventerà poi francese, per morire, lontano dalla burocrazia del nuovo regno, nell’isola di Caprera, nel 1882
Cominciò a girare il mondo a bordo di vari mercantili e fu ufficiale ed infine capitano di lungo corso. Le sue conoscenze marinaresche gli servirono in tutte le sue peregrinazioni per il mondo trale quali la sua impresa più famosa: la spedizone dei Mille con la quale riuscì ad annettere il Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, guidato dalla casa Savoia.
Prime avventure
Terzogenito di sei figli, non si sa molto della sua giovinezza se non che, in tenera età, salvò dalla morte la prima di dodici persone di cui si è a conoscenza, dimostrando già da piccolo, un notevolo sprezzo del pericolo. Con la nave solcò tutti i mari arrivando anche a Rio de Janerio verso la fine del 1835 venendo accolto dalla comunità italiana che aveva aderito alla Giovine Italia. Scrisse ed incontrò Mazzini, figura teorica di spessore del periodo Risorgimentale, destinato, purtroppo a rimanere spesso distante dalle masse. Nel suo viaggiare per il Sud America, nel tentativo sempre di liberari i popoli dagli oppressori, conobbe Anita, quella che diventerà sua moglie e che si narra fosse stata adocchiata da Garibaldi con il suo cannocchiale mentre era a bordo dell’Itaparica dicendole in italiano “tu devi essere mia”.
Così fu, malgrado il fatto che fosse già sposata a Manuel Duarte, unitosi precedentemente alle truppe imperiali. Questa donna giovane e forte è passata alla storia per aver incarnato la compagna ideale di un uomo così passionale. Si sposarono nel marzo del 1842. Fra i due ci fu uno scambio proficuo: lui imparò da lei, abile cavallerizza l’arte equestre e lei da lui, soprattuto per necessità, la sopravvivenza in ambito militare.
Rientrato in Italia, Garibaldi partecipò alle lotte in difesa della Repubblica Romana, che allora era sotto l’attcco delle truppe congiunte dei francesi e dei napoletani. Purtroppo i due fronti erano molto diversi: le truppe garibaldine potevano contare su circa 6000 uomini e quelle francesi su oltre i due terzi. Dopo vicende alterne, tra il 2 ed 3 giugno 1849, Oudinot guidò le truppe francesi all’assalto conquistando Villa Corsini e Villa Valentini. I caduti italiani furono molti e tra questi i nomi i più famosi, uno per tutti il giovane Goffredo Mameli, che morirà solo successivamente, preda di dolori atroci per una cancrena ad una gamba. Questo giovane è rimasto nella storia per il suo estremo sacrificio e per essere stato colui che ha lasciato il testo dell’inno italiano.
La spedizione dei Mille, diventa però, il momento cruciale delll’intero Risorgimento
Tutto cominciò nel 1860 quando, circa un migliaio di volontari si imbarcarono da Quarto, nell’allora regno delle Sicilia, nella notte tra il 5 e 6 maggio. Da lì giunsero a Marsala, regno delle Due Sicilie e contando sulle rivolte popolari riuscirono a raccogliere paesi e province lungo il percorso da consegnare al re. Girando per l’Italia, una miriade di paesi lo ricordano con targhe ed effigi, indubbiamente si deve a lui la nascita della nazione in cui oggi viviamo.