L’idrogeno è il petrolio del futuro. Abbondante, rinnovabile ed ecosostenibile, si prospetta come uno dei motori energetici dei prossimi decenni. È l’elemento chimico più semplice e lo si può trovare praticamente ovunque: è un componente essenziale dell’atmosfera, dell’acqua, delle rocce, degli organismi viventi. Data la sua estrema diffusione, non sorprende che la scienza sia sempre più tesa alla ricerca di metodi per estrarlo ed utilizzarlo come fonte di energia.
In effetti, il suo utilizzo, almeno in linea teorica, potrebbe permettere di rimpiazzare totalmente l’uso delle risorse fossili non rinnovabili (petrolio, carbone, gas naturale). Inoltre, il prodotto di scarto derivante dalla combustione dell’idrogeno è l’acqua, composto chimico non soltanto innocuo, ma anche molto prezioso per la vita sulla Terra. Tutto questo rende l’idrogeno un attore chiave nella corsa alla cosiddetta Carbon Neutrality.
Investire nell’idrogeno conviene?
La ricerca di base ha già teorizzato diverse applicazioni in cui l’idrogeno potrebbe essere utilizzato efficacemente per sostituire altre fonti energetiche. Per alcune di esse, sono già stati messi a punto dei prototipi funzionanti. Le principali applicazioni proposte riguardano il settore automobilistico e quello energetico. Secondo le previsioni più rosee, entro il 2050 l’idrogeno potrebbe arrivare a rimpiazzare, almeno in parte, il petrolio.
Attualmente, quello del petrolio è uno dei mercati azionari più floridi. Non stupisce quindi che molti analisti siano convinti che anche il mercato dell’idrogeno potrebbe diventare altrettanto redditizio in un prossimo futuro. Si tratta, ovviamente, di un trend di lungo periodo, ma con buone possibilità di concretizzarsi.
Purtroppo però non mancano gli ostacoli: la ricerca sulle applicazioni industriali ed energetiche dell’idrogeno è ancora in una fase relativamente embrionale, i sistemi di estrazione di questo elemento sono ancora inefficienti e dispendiosi dal punto di vista economico ed energetico. A questo si aggiungono le politiche caute di molti Paesi, che rendono ancora più difficoltoso l’avanzamento della ricerca scientifica nel settore. Investire sull’idrogeno, quindi, è un’operazione ad alto rischio, che si accompagna ad ottime potenzialità di guadagno nel lungo termine.

Come investire sull’idrogeno su Borsa Italiana
Attualmente, il miglior modo per investire sull’idrogeno in Italia è per tramite degli Exchange Traded Fund (ETF), ossia fondi a gestione passiva a composizione diversificata. Ogni fondo contiene una serie di strumenti diversi, tutti legati al mondo dell’idrogeno e delle sue applicazioni tecnologiche. La diversificazione ha lo scopo di permettere, complessivamente, di avere un ritorno relativamente più sicuro sull’investimento: anche se alcuni strumenti andranno in perdita, altri avranno un guadagno e, globalmente, l’investitore dovrebbe ricavare un profitto sull’investimento. Questi strumenti di investimento, in ogni caso, non sono garantiti: a fronte di una buona possibilità di capitalizzazione, il trader va incontro anche alla concreta possibilità di perdere tutto il capitale.
Per accedere agli ETF è possibile sia rivolgersi ad un istituto bancario, sia appoggiarsi ad una piattaforma di trading online. Nel primo caso, è possibile che venga richiesto di sostenere delle spese di gestione; nel secondo, invece, questi costi potrebbero essere azzerati.
Borsa Italiana: migliori ETF sull’idrogeno disponibili
Dal momento che l’idrogeno rappresenta un trend piuttosto recente, sul mercato italiano attualmente non sono disponibili molti prodotti finanziari ad esso legati. Attualmente, gli ETF sull’idrogeno più interessati sulla Borsa Italiana sono i seguenti:
- L&G Hydrogen Economy ECITS ETF USD Acc: è un ETF indicizzato, emesso nel 2021 da Legal & General UCITS ETF plc, con una dimensione attuale di circa 590 milioni di dollari. Questo pacchetto si acquista in dollari americani. Contiene titoli di aziende che operano prevalentemente nei settori dell’industria (circa 50%), delle materie prime (27 %) e dei beni di consumo (12%); meno rappresentati sono i titoli dei settori delle utilities (7,5%) e tecnologico (3%). Dal punto di vista geografico, include titoli di aziende nordamericane (30%), britanniche (15%), dell’eurozona (14%), asiatiche (11%) e giapponesi (11%). Il suo ISIN è IE00BMYDM794 ed ha un costo di gestione annuo pari al 0,49%.
- VanEck Vectors Hydrogen Economy UCITS ETF: lanciato nel 2021, questo ETF indicizzato si scambia in EUR ed è gestito da VanEck Asset Management B.V. Il fondo ha una dimensione attuale di 103 milioni di euro. Le azioni che costituiscono il pacchetto rappresentano i settori dell’industria (55%), delle materie prime (41%) e dei beni di consumo (3%); i restanti settori hanno un peso residuale. I titoli appartengono ad aziende quotate nordamericane (33%), britanniche (21%), europee (13,5%), europee extra-UE (11%) e giapponesi (8,5%). Si contraddistingue con il codice ISIN IE00BMDH1538; il costo di gestione è dello 0,55%.
- Global X Hydrogen UCITS ETF Acc USD: fondo giovanissimo, lanciato a inizio 2022. Attualmente ha una dimensione di circa 13 milioni di euro. È composto in prevalenza di azioni di aziende operanti nel settore industriale (oltre il 90%), distribuite nel Nord America (46%), nell’Europa -extra UE (16%), in Gran Bretagna (13,5%), in Canada (11%) e in Asia (6,5%). Il suo ISIN è IE0002RPS3K2; il costo annuale di gestione è pari allo 0,50%
Tutti e tre i fondi hanno domicilio in Irlanda e utilizzano il metodo della replica fisica totale per tentare di replicare gli esiti del loro benchmark, il Solactive Global Hydrogen Index. Li accomuna anche il sistema dell’accumulazione per l’utilizzo dei profitti: in altre parole, i dividendi non vengono distribuiti gli azionisti, ma reinvestiti nel fondo. Indipendentemente dal fondo scelto, la forma di investimento più indicata è quella a lungo termine, dal momento che potrebbero volerci anni prima che l’idrogeno prenda piede e sostituisca i combustibili fossili nella produzione industriale ed energetica.
Come scegliere l’ETF in cui investire
Scegliere il miglior ETF sull’idrogeno non è semplice e richiede una certa abilità finanziaria. In linea di massima, per effettuare la scelta occorre valutare sia il livello di differenziazione interna del pacchetto, sia la solidità della società emittente. Sul web sono disponibili numerosi siti specializzati che offrono informazioni di dettaglio su ogni fondo, corredate con rappresentazioni grafiche del loro andamento a scala pluriennale. È bene ricordare, in ogni caso, che queste forme di investimento non sono garantite e rappresentano quindi un alto rischio per il trader.