Come Investire i Propri Risparmi: Ecco Come e Dove Iniziare ad Investire per Guadagnare

Con i tassi di interesse ai minimi storici e un’inflazione galoppante, la scelta di tenere i propri risparmi fermi su un conto corrente, in questo momento, parrebbe essere la meno saggia. Comprensibilmente il risparmiatore è poco propenso a mettere a rischio il proprio capitale, tuttavia, se si analizzano le dinamiche economiche degli ultimi tempi, si evince che investire i propri risparmi risulti più vantaggioso in una prospettiva a lungo termine.  Scopriamo quindi quali sono i migliori investimenti su cui puntare e qual è la strategia da adottare per guadagnare, cercando di ridurre il più possibile i rischi, i quali non possono essere mai azzerati in ogni caso.

Diversificare il portafoglio: una regola aurea degli investimenti

Quando si decide di investire i propri risparmi, è fondamentale strutturare il proprio portafoglio con asset diversi in percentuali che dipendono dalla propria propensione al rischio.  Si tratta quindi di bilanciare azioni e obbligazioni in modo che rispettino il proprio orizzonte di guadagno, in termini temporali, e quanto si è disposti a esporsi sul mercato. In linea di massima, un portafoglio equilibrato potrebbe avere questi elementi:

  • Azioni
  • Obbligazioni
  • Fondi comuni di investimento
  • ETF
  • Buoni fruttiferi
  • Beni rifugio

Come ultima possibilità ci sono anche le criptovalute, tenendo conto comunque della volatilità di questo mercato che non è adatta a tutti, ma può essere una delle voci possibili, in percentuale ridotta rispetto al resto.

come investire i propri risparmi
Come investire i propri risparmi

Azioni

L’azione è un’unità di partecipazione di un socio al capitale sociale di una “società per azioni”. È sufficiente acquistarne una per diventare di fatto azionisti di quella società. Un fattore ulteriore di guadagno, oltre a ciò che si può ottenere dall’andamento dei titoli, è il dividendo, ovvero una fetta di utile che viene distribuita periodicamente agli azionisti. Non tutte le realtà quotate in borsa lo fanno e non si tratta di un obbligo, in quanto questa scelta è determinata dal CDA che decide quanto e quando effettuare lo stacco delle cedole.

Tuttavia, alcune società sono più generose di altre in questo senso, ma i guadagni, che generalmente un investitore auspica, derivano dalla borsa tout court.  La percentuale di titoli azionari, in un portafoglio, determina anche la propria propensione a esporsi alle perdite. Stiamo parlando infatti della fetta più suscettibile a variazioni di mercato e la cui selezione va ben ponderata, possibilmente da un consulente finanziario che possa indicare, in base alle esigenze del cliente, su quali titoli puntare.

Obbligazioni

L’obbligazione è un titolo il cui acquisto prevede un investimento che vedrà rimborsata, alla scadenza fissata, la somma versata, con gli interessi maturati nel frattempo. L’emittente di fatto contrae un debito che dovrà restituire con una remunerazione. In questo caso, a differenza delle azioni, la cedola è lo scopo principale dell’investitore, il cui guadagno dipende esclusivamente dai tassi di interesse applicati, che possono essere fissi o variabili. Questa tipologia di investimento è ritenuta a rischio più basso rispetto ai titoli azionari, tuttavia non ne è esente, perché l’emittente potrebbe fallire.

Le obbligazioni generalmente sono emesse da uno Stato (e parliamo appunto di titoli di Stato), da banche o società di altro tipo e da organismi sovranazionali. Generalmente per scegliere delle obbligazioni più profittevoli e sicure si selezionano Stati che abbiano un’economia ritenuta solida e non a rischio default, così come realtà bancarie affermate.

Fondi comuni di investimento

Questi strumenti finanziari sono gestiti da società di gestione di risparmio che raccolgono gli investimenti di più soggetti e li investono in pacchetti di titoli, accuratamente selezionati.  La suddivisione dei guadagni è equamente distribuita fra i partecipanti e il livello di rischio dipende dalla composizione del fondo. Un fondo comune di investimento può essere:

  • azionario: comporta il livello di rischio più elevato;
  • obbligazionario: composto principalmente da titoli di Stato e obbligazioni, con un livello inferiore di rischio rispetto all’azionario;
  • bilanciato: il cui fattore di rischio dipende dalla percentuale di azioni;
  • monetario: relativo al mercato valutario a breve termine.

Per quanto monitorato da esperti del settore, il fondo comune di investimento va seguito nel tempo, per verificare eventuali cambiamenti nelle quote e nella composizione, ma generalmente si tratta di asset le cui informazioni sono sempre esaustive e disponibili per l’investitore che può effettuare le sue scelte. La strategia applicata su questi strumenti è di tipo attivo, ovvero l’investitore punta a “battere” il mercato, diversamente dagli ETF che sono fondi a gestione passiva e che vediamo di seguito.

ETF

Gli Exchange Traded Fund appartengono sempre alla categoria dei fondi comuni di investimento, ma si differenziano da quelli classici perché adottano una formula passiva, ovvero semplicemente si propongono di replicare l’andamento di un indice azionario, obbligazionario o delle materie prime. Il vantaggio di questo investimento consiste nel risparmio sui costi di gestione e sulle analisi di mercato e soprattutto nella possibilità di accedere a mercati difficilmente accessibili, in quanto non si acquistano le azioni direttamente, ma il rendimento deriva soltanto dall’andamento delle stesse.

Gli ETF possono essere di due tipi: ad accumulazione o a distribuzione. Nel primo caso gli utili delle società che compongono il fondo non vengono distribuiti come dividendi, ma sono automaticamente reinvestiti. Questo consente di guadagnare grazie all’interesse composto nel corso degli anni e di vedere applicate le tasse solo nel momento in cui si decide di disinvestire. Gli ETF a distribuzione invece garantiscono lo stacco delle cedole periodicamente, esattamente come accade per le azioni singole, sulle quali si andrà a pagare le relative imposte.

Buoni fruttiferi

La Cassa Depositi e Prestiti, dai primi del ‘900, emette i buoni fruttiferi postali. Si tratta di titoli di credito, garantiti dallo Stato italiano, che vengono utilizzati per finanziare progetti relativi allo sviluppo del Paese. Assomigliano alle obbligazioni, in quanto consistono in un investimento che genera interessi a lungo termine: alla scadenza, la quota verrà infatti restituita con il relativo rendimento. Si tratta di uno degli investimenti considerati a più basso rischio, perché la garanzia è appunto statale, e il vantaggio è di tipo fiscale: anziché pagare il 26% sugli interessi maturati, si applica soltanto il 12,5%. Inoltre sono esenti dalla tassa di successione.

Beni rifugio

Per definizione si tratta di un tipo di investimento utile a ripararsi dalle turbolenze dei mercati: materie prime preziose, come l’oro e i diamanti, ma anche investimenti immobiliari, gli stessi titoli di Stato e le valute più solide sul mercato. In periodi di tranquillità, questi non offrono grossi rendimenti, ma sono appunto da considerare, all’interno del proprio portafoglio e in percentuale non significativa, per fronteggiare eventuali perdite dovute a inflazione e crolli repentini delle borse.

Consigli finali

Abbiamo visto quali sono le tipologie di investimento classiche e con le quali è bene costruire il proprio paniere titoli per guadagnare nel tempo. Naturalmente è sempre bene confrontarsi con esperti del settore per valutare gli obiettivi, la propria capacità finanziaria e la propensione al rischio. In ogni caso, nessun investimento è avulso dalla possibilità di perdite, tuttavia un atteggiamento troppo conservatore non consentirà di beneficiare al meglio dei propri investimenti. L’equilibrio, in questo senso, è sempre la scelta migliore.

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