imone Schiaffino nacque a Camogli, nell’attuale via Garibaldi, il 16 febbraio 1835 dal Capitano marittimo Adeodato e da Geronima Schiaffino. Fin da bambino, fece mostra della sua indole esuberante e giocosa. A soli 11 anni, suo padre, il capitano ed armatore Adeodato, lo imbarcò come mozzo su uno dei velieri di famiglia.
Durante la Seconda Guerra di Indipendenza nel 1859, Schiaffino s’arruolò nelle Guide Alpine di Garibaldi partecipando ai combattimenti di Varese, S. Fermo e Camerlata. Ritornò quindi saltuariamente a Camogli a trovare la madre Geronima. Oltre ad aver valorosamente partecipato alla campagna di Garibaldi, fu membro del Parlamento Subalpino per quattro legislature.
Morì eroicamente a Calatafimi, Alfiere e Maggiore dell’Armata Meridionale, il 15 maggio 1860.
La città di Camogli onorò la memoria del Soldato e del Patriota erigendogli un monumento, su voto del Consiglio comunale e con il sostegno di un comitato che raccoglieva gli amici e gli estimatori del caduto. Infatti, nel 1865, il 15 maggio, nell’anniversario della morte, la scultura, opera dell’artista genovese Giuseppe Molinari, fu solennemente inaugurata nella piazza principale del centro cittadino, che poi prese il suo nome. Lo stesso artista risulta aver partecipato alla spedizione di Mille.
Sul monumento, una dedica di Garibaldi recita: «Onorare / la virtù estinta / fa testimonianza di popolo / atta a farla rivivere / SIMONE SCHIAFFINO / tra / la vita del bruto / e / la morte dello eroe / ha preferito questa ultima / ecco / lo esempio generoso / che più che ricordare / bisogna imitare».
Il monumento è interamente realizzato in marmo bianco di Carrara, composto da un basamento a pianta quadrata largo alla base 1,10 metri e alto fino all’imposta della statua 1,60 metri circa.
L’opera è a sua volta inscritta in una pedana costituita da lastre di ardesia, aggiunta in tempi più recenti.
Il monumento è circondato da una pavimentazione in mosaico a ciottoli risseu.
STATO DI CONSERVAZIONE
Il monumento presentava sedimentazioni scure, accumuli di sporco e principi di croste nere in alcune parti, corrispondenti alle zone meno esposte al dilavamento piovano e ai lavaggi manutentivi.
La superficie marmorea si presentava esteriormente decoesa nella struttura cristallina del marmo, con perdita di materiale e formazione di crepe e cavillature dalle quali l’acqua poteva penetrare all’interno del materiale.
Le catene in ferro della recinzione circostante provocavano accumuli di ossidi e sporco nella porzione di lastra in pietra sottostante, collocata a sostegno del monumento.
In corrispondenza delle sigillature tra i diversi blocchi marmorei si potevano individuare alcune stuccature caratterizzate da fenomeni di deterioramento che necessitavano di un intervento di rimozione e ripristino con malta di calce, sabbia e polvere di marmo.
INTERVENTO DI RESTAURO
L’intervento di restauro ha incluso la pulitura dei sedimenti superficiali di polvere, di sporco di varia natura quale guano, sabbia del deserto e schizzi di colore, mediante acqua deionizzata, polpa di cellulosa, spazzole, pennelli, spugne e aspiratore delle croste nere.
Successivamente sono state effettuate le operazioni di rimozione e integrazione delle stuccature e di alcune parti mancanti, di disinfezione delle colonie di microorganismi, di reintegrazione pittorica, di ripresa cromatica delle scritte, di consolidamento e di stesura di protezione finale mediante applicazioni di cera microcristallina.
Sono stati restaurati anche il basamento, lo spadino e le catene circostanti.
In ultimo è stata effettuata la pulitura del risseu tramite rimozione meccanica delle macchie, disinfezione, ancoraggio, stuccature, sigillature delle lesioni e reintegrazione mediante protettivo.